Utilizzare la biomassa di canapa per ricavarne un combustibile pulito e non inquinante non è di certo un’utopia. Da molto tempo ormai, gli agricoltori fanno presente come questa pianta non solo abbia una resa altissima ma resiste anche molto bene ai cambiamenti climatici. In un futuro non lontano potremmo avere energia ricavata direttamente dalla canapa, eliminando così i combustibili fossili che, oltre ad essere dannosi per noi e per l’ambiente, sono anche in esaurimento.
Canapa come combustibile alternativo
Dalla lavorazione di diverse parti della pianta, possiamo ottenere etanolo, metanolo e biodiesel. In particolare, i primi due elementi si ricavano dal gambo che viene fermentato e poi lavorato appositamente; mentre il biodiesel di canapa è il prodotto della spremitura del seme. Questo rilascia un olio direttamente utilizzabile su tutti i veicoli a motore diesel, a patto che non abbia subito modifiche nel tempo.
Un’altra alternativa valida è quella di usare la canapa (o meglio la parte legnosa della pianta) per creare carbone vegetale da utilizzare poi nei generatori di energia elettrica. Questa soluzione ha molti vantaggi, tra cui quello di abbassare notevolmente il costo della bolletta. Per ora però, l’uso della biomassa di canapa per produrre energia è consentito solo per piccoli impianti e per l’autoproduzione.
Biomassa di canapa come disintossicante per i terreni
L’inquinamento dell’aria, del mare e del suolo è un argomento sempre all’ordine del giorno. Gli studiosi stanno escogitando sistemi diversi per prolungare la vita del nostro pianeta, che è seriamente messa a rischio. A volte la soluzione migliore è proprio sotto i nostri occhi.
Un esempio è proprio la biomassa di canapa che è in grado di estrapolare le tossine dalla terra ed assimilarle senza però disperderle nell’ambiente. In questo caso sono state divulgate apposite leggi che disciplinano lo smaltimento delle piante di canapa utilizzate esclusivamente a questo scopo.
In particolare la normativa prevede che queste piante devono essere bruciate in appositi forni che non permettono alle tossine bruciate di ritornare nell’ambiente attraverso l’aria. Per tossine intendiamo agenti inquinanti come i metalli pesanti, in particolare il nichel. Quest’ultimo, disperso nell’aria, provoca un’allergia sempre più diffusa che non permette di consumare determinati alimenti. Inoltre, avere delle piantagioni di canapa consente in pochi anni di assorbire anche i pesticidi e rendere di nuovo il terreno fertile ma soprattutto sano.
Vista la scarsa informazione ma anche l’idea sbagliata che si ha della canapa, molti progetti purtroppo non prendono piede ed è difficile ottenere dei finanziamenti per metterli in atto. Un altro impedimento è dato dall’alto valore commerciale dell’olio di canapa che, avendo un importante profilo nutrizionale, viene venduto ancora a prezzi elevati.
Ecco anche perché utilizzarlo come combustibile non convince ancora proprio tutti. La cosa sicura è che ci sarebbe meno inquinamento, meno plastica, più ossigeno e meno anidride carbonica se si usasse la biomassa di canapa per produrre energia alternativa e sostenibile.