Dal 2006 in Italia il medico può prescrivere l’assunzione di cannabis ad uso terapeutico per alleviare alcuni sintomi e patologie, ma solo nel caso in cui le terapie convenzionali risultino insufficienti.
Nonostante il mondo scientifico contesti parzialmente la sua efficacia, la cannabis viene ormai impiegata per patologie fisiche e psichiatriche anche gravi.
I principi attivi che permettono l’utilizzo della canapa in medicina sono i cannabinoidi, più precisamente il THC e il CBD, e l’effetto dipende dalla loro concentrazione. Il primo è il responsabile degli effetti antidolorifici, antinausea e rilassanti, mentre il secondo ha proprietà sedative, antipsicotiche e si è dimostrato efficace anche nel contrastare le crisi epilettiche, riducendone frequenza e gravità.
Quando si utilizza la canapa ad uso terapeutico?
I casi sono i seguenti:
- Alleviare il dolore cronico di tipo neuropatico, come le lesioni del midollo spinale e patologie come la sclerosi multipla e SLA
- Contrastare nausea e vomito causati da chemioterapia, radioterapia e terapie farmacologiche contro HIV e AIDS
- Contrastare i movimenti involontari nei pazienti affetti da sindrome di Tourette o Parkinson
- Contrastare la pressione endooculare nei pazienti con glaucoma
- Stimolare l’appetito nei pazienti affetti da AIDS, nei pazienti oncologici e quelli affetti da anoressia nervosa.
Come descritto in uno dei punti sopra, la canapa ad uso terapeutico è utilizzata per lenire i sintomi causati dalle terapie antitumorali, e alcuni studi hanno dimostrato che i principi attivi della pianta sono in grado di inibire la crescita delle cellule tumorali. Nonostante i buoni risultati è però necessario condurre ulteriori studi per l’approvazione della marijuana in questo tipo di trattamento.
Dati i numerosissimi cannabinoidi presenti nella marijuana, ve ne sono alcuni in grado di contrastare disturbi psichiatrici come l’ansia, la schizofrenia e il bipolarismo, e vista la grande quantità non è semplice determinare quale sia la formula vincente, per questo ogni patologia reagisce più o meno bene ad uno dei due princìpi.
Per svolgere la loro funzione, i componenti della pianta devono subire il processo conosciuto come “carbossilazione”, e si verifica nel momento in cui questi raggiungono temperature superiori ai 100 gradi, è per questo che tra i metodi di somministrazione più utilizzati ci sono il fumo, l’infusione e la vaporizzazione.le farmacie in Italia sono autorizzate alla vendita di cannabis terapeutica contenuta in cartine utili all’infusione nelle bevande o alla vaporizzazione e sotto forma di olio.
La legge in Italia.
L’approvazione della legge sulla cannabis riguarda solo ed esclusivamente l’utilizzo a scopo terapeutico e non prevede in nessun caso la liberalizzazione e la legalizzazione.
Il testo di legge contiene più precisamente norme che:
- Sostengono la semplificazione dell’assunzione del prodotto attraverso processi di lavorazione, produzione e trasformazione
- Promuovono la ricerca scientifica sugli impieghi della marijuana in campo medico
- Promuovono informazioni e aggiornamenti dei medici impegnati nella terapia del dolore
La legge italiana si impegna però anche a tenere sotto controllo la dispensazione di questi trattamenti. Come già detto il medico può innanzitutto prescriverla solo nel caso dell’inefficacia delle terapie tradizionali, la ricetta non dev’essere ripetibile e deve riportare tutti i dati relativi alla sua somministrazione (dosi, modalità di assunzione e durata del trattamento non superiore a 3 mesi)
Infine ti ricordo che la prescrizione medica è dispensata a carico del Sistema Sanitario Nazionale.