Kief: Cos’è e come si ricava

Prima di descrivere ed esporre il Kief, è doveroso partire dalle piante di Cannabis. Piante che possono essere in sostanza di tre tipologie: maschio, femmine oppure miste. Tuttavia, sono le femmine quelle più interessanti. Per il semplice motivo che le loro infiorescenze vengono raccolte e lavorate per estrarre le sostanze necessarie con l’intento di creare e sviluppare principalmente nuove medicine e nuovi prodotti per i trattamenti naturali.

Comunque, una volta eseguita la raccolta e l’essiccazione, questi fiori producono una resina. La quale viene ugualmente raccolta e lavorata. Questa resina non è altro che il famoso e celebre hashish. Dove in esso, i componenti allucinogeni sono in quantità molto elevata. Prima di ricavare l’hashish, però, è possibile anche ottenere una pasta allo stato grezzo.  Ed ecco che arriviamo a scoprire cos’è il Kief. Il Kief, quindi, si concretizza in questa pasta oleaosa prodotta dai fiori. La parola “Kief” proviene dalla lingua araba. Ed è proprio dai Paesi del Medio Oriente che è entrato in uso il metodo di aumento di effetti particolari. Molto particolari, bisogna dire.

  • Come si ricava il Kief?

Esistono due modi prioritari per estrarre efficacemente il Kief dalla pianta di Cannabis. Il primo metodo si chiama grinder, che rappresenta un mortaio attrezzato di una grata e di un doppio fondo. Nel momento in cui si mettono le cime della pianta all’interno e si macinano, le resine cadranno nel doppio fondo. Terminate dopo alcune macinate, si sarà accumulata tanta resina. Quindi tanto Kief.

Infine, il secondo metodo. Quello del setaccio: la parola dice già tutto. Si tratta di una scatola formata da tre parti importanti, di cui quella centrale è una sorta di griglia a maglie molto fini. Qui le cime della pianta vengono sistemate su questa parte centrale e si scuote il tutto fino al punto che la resina viene setacciata e accumulata al fondo.

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